Pensioni, quando l’INPS può pignorare l’assegno: tutti i casi

Anche le pensioni possono essere pignorate dall’INPS, che può trattenere direttamente somme di denaro notevoli. Ecco in quali casi.

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha la possibilità di trattenere una parte dei redditi dei contribuenti che non hanno provveduto al saldamento di un debito. Oltre agli stipendi, possono essere pignorate anche le pensioni – da sempre viste come la forma di sostentamento più stabile e affidabile. Ciò accade quando i debitori vengono meno ai propri obblighi finanziari nei confronti dell’INPS o di altri creditori, dopo che questi ultimi decidono di avviare un’azione legale per recuperare quanto dovuto.

coppia di anziani che legge carta e soldi
Pensioni, quando l’INPS può pignorare l’assegno: tutti i casi Unescocitiesmarathon.it

I pignoramenti dell’INPS trovano il loro fondamento nella legge n. 153/1969, secondo la quale l’Istituto può godere di un trattamento privilegiato quando si tratta del recupero dei crediti. Per questo motivo all’ente viene riconosciuta la possibilità di trattenere somme più elevate rispetto agli altri creditori. In generale, nei pignoramenti ordinari di stipendi e pensioni è prevista la soglia massima di un quinto del reddito che, in alcuni casi, può salire a due quinti.

INPS, cosa prevede la normativa sui pignoramenti delle pensioni

Per i pensionati che hanno un debito, il pignoramento viene applicato solamente all’eccedenza rispetto al minimo vitale, corrispondente al doppio dell’assegno sociale, che non può andare al di sotto dei 1.000 euro. Nel 2025 quest’ultimo è pari a 1.077,36 euro. Tale normativa, tuttavia, non vale per l’INPS. L’Istituto può trattenere direttamente un quinto dell’importo totale della pensione (senza prendere in considerazione il minimo vitale). C’è solo un vincolo da rispettare.

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INPS, cosa prevede la normativa sui pignoramenti delle pensioni ANSA FOTO Unescocitiesmarathon.it

In caso di pignoramento della pensione, l’INPS è tenuto a garantire il trattamento minimo al debitore, che nel 2025 è pari a 598 euro. Per fare un esempio, un pensionato che percepisce 1.000 euro mensili (non pignorabili dai creditori ordinari), può vedersi trattenere 200 euro al mese dall’INPS fino all’estinzione del debito. Mentre ad un debitore che ha una pensione di 700 euro, l’Istituto potrebbe trattenere 140 euro: dovendo assicurare il minimo garantito, tuttavia, l’importo scenderebbe a 102 euro.

L’INPS, quindi, può contare su una deroga speciale che consente di recuperare in modo autonomo i crediti, senza dover passare per l’iter giudiziario tradizionale. L’ente, inoltre, può trattenere importi anche consistenti dalla pensione, con somme maggiori rispetto agli altri creditori. La procedura diretta, però, non viene applicata nei casi in cui il credito non è definito, ma ancora da determinare in sede giudiziale. In queste situazioni, si opta per la normale prassi.

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