Spunta una nuova possibilità di pensione anticipata: una categoria di lavoratori può lasciare il lavoro già a 62 anni. Ecco chi.
I requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia permettono ai lavoratori di lasciare il lavoro e percepire un assegno previdenziale a 67 anni. Poi, esistono altre forme di pensione anticipata, pensate però per coloro che hanno maturato determinati requisiti contributivi o hanno svolto dei lavori particolarmente gravosi. E c’è un problema. Non è affatto semplice accedere a questi canali di uscita.
Con la pensione anticipata ordinaria, per esempio, servono 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini). Ma è davvero raro che un lavoratore possa contare prima dei 67 anni di una storia contributiva così completa. Con Quota 103 (che dovrebbe sparire nel 2026), alcuni lavoratori possono uscire con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Con una penalizzazione: l’assegno è calcolato con il sistema contributivo, quindi è di norma più basso.
Ora, però, arriva una novità giuridica che introduce un criterio alternativo all’età anagrafica per la pensione. In pratica, un modo per andare in pensione a 62 anni, dedicato però a una precisa categoria di lavoratori. La possibilità di uscita anticipata si basa sugli anni di attività sportiva certificata.
Tale possibilità è stata riconosciuta da una recente sentenza del Tribunale di Roma, che ha accolto il ricorso di un ex sportivo, stabilendo che gli anni di attività agonistica possono essere equiparati al lavoro usurante. Il caso specifico riguarda un uomo che aveva praticato sport a livello agonistico per diversi anni. Costui ha chiesto al Tribunale la facoltà di valorizzare quel periodo ai fini pensionistici, anche per quell’attività se non aveva versato contributi. Almeno non in modo tradizionale.
A oggi non esiste una legge esplicita atta a riconoscere automaticamente gli anni di sport agonistico come contributivi. La recente sentenza apre tuttavia la strada a interpretazioni favorevoli per tutti coloro che hanno svolto attività fisicamente impegnative e continuative di tipo sportivo. Il giudice ha infatti ritenuto che l’attività sportiva, se certificata e documentata, può essere considerata alla stregua di lavoro usurante o equivalente. Di conseguenza, lo sport agonistico può permettere di anticipare l’accesso alla pensione.
In teoria, quindi, molti ex atleti, anche dilettanti, potrebbero ora chiedere di andare in pensione a 62 anni, indipendentemente dalla loro categoria professionale. Conta infatti che abbiano svolto sport in modo continuativo e organizzato. L’attività deve però essere agonistica e riconosciuta da federazioni ufficiali. E deve essere documentata. Servono dunque iscrizioni, risultati, partecipazioni e certificazioni varie.
Ovviamente è necessario dimostrare la continuità e l’impegno fisico. Purtroppo non basta aver praticato sport saltuariamente o aver giocato a calcetto una volta alla settimana. E l’approvazione della pensione anticipata non è mai automatica. Andrebbe richiesta tramite un ricorso legale. Ciononostante la novità è molto interessante, innanzitutto perché riconoscere il valore dello sport agonistico come lavoro.
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